l progresso scientifico ha portato numerosi benefici, tra i quali la chirurgia estetica rientra di sicuro. La possibilità di modellare il proprio corpo, non solo per aspetti puramente salutistici, ha aperto un mercato nel quale l’etica non viene sempre messa al primo posto. Tuttavia, un buon chirurgo estetico si vede anche dalla sua capacità di leggere la situazione del paziente e, nel caso quest’ultimo non risultasse psicologicamente idoneo, impedirgli di affrontare l’intervento.
In questo articolo vedremo quali sono alcuni dei benefici psicologici della chirurgia estetica e quando è il caso di non procedere con l’operazione.
Benefici psicologici
Il cambiamento radicale e veloce del proprio corpo quando ci si sottopone ad un intervento di chirurgia estetica, comporta dei cambiamenti radicali nella mente di una persona. I benefici sull’autostima ci possono essere, anche in misura molto estesa. Come mai? La risposta sta nel paziente. Infatti, la maggior parte delle persone che si sottopone ad un intervento di chirurgia estetica, ha dei problemi con il proprio look e vuole cambiare il modo in cui appare. Una volta che questo cambiamento si concretizza, la nuova visione di sé comporta un miglioramento della propria percezione, poiché ci si sente più vicini alla propria immagine ideale. Questo impatto è tanto maggiore, quando l’intervento avviene in circostanze di incoscienza, come durante un’anestesia. Non potendo vedere l’evolversi del proprio corpo, ma passando da una situazione di partenza A ed arrivando, senza fasi intermedie ad una situazione finale B, il paziente non può assistere alla sua trasformazione e, quindi, si trova catapultato in “un’altra vita”, in cui la sua vecchia immagine ha smesso di esistere all’improvviso. Questo grande aumento di autostima si assiste principalmente in pazienti che si sottopongono ad interventi di chirurgia estetica facciale. Come mai? Il motivo sta nel fatto che l’immagine del nostro volto è la prima con la quale ci rapportiamo ogni giorno. Possiamo nascondere la pancia con una maglietta, le gambe grosse con dei pantaloni larghi, ma non abbiamo la facoltà di distogliere lo sguardo dal nostro volto. Una volta che l’intervento è effettuato, il paziente vive una situazione nuova, identificandosi con una versione migliorata di sé, che vede costantemente.
Quando è meglio non operare?
Come già detto nell’introduzione, non sempre è il caso di procedere con l’operazione. L’abilità di un buon chirurgo sta nel capire quando il paziente non è pronto ad affrontare un intervento così difficile e portarlo sul percorso migliore per lui. Ad esempio, se il chirurgo nota che il paziente in sovrappeso desidera affrontare l’intervento per dimagrire, senza però essere cosciente del cambio dello stile di vita da attuare, allora è meglio rimandare l’intervento a quando avrà compreso la necessità di modificare il suo regime alimentare e l’importanza dell’attività fisica regolare. Se il chirurgo non indirizzasse il paziente sul giusto percorso, in questo caso ci si ritroverebbe velocemente alla situazione di sovrappeso e ciò comporterebbe un’influenza ancora più negativa sul paziente. Si tratta solo di uno dei casi in cui è meglio distogliere il paziente dall’intervento. L’idea di fondo è quella di essere sicuri, in quanto chirurghi, che chi desidera affrontare l’operazione sia cosciente dei risvolti che ci devono essere sulla sua vita prima dell’intervento.
Dr. med. Luca Ballestra
Spec. in Chirurgia plastica Ricostruttiva ed Estetica, FMH
LB Swiss Plastic Surgery
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